Desiderio e attesa: i tempi della fertilità

coppia tramonto

Quando si parla di metodi naturali con chi non li conosce vengono fuori innumerevoli interrogativi: di tipo etico, di tipo spirituale, ma soprattutto di tipo pratico. Una delle domande più frequenti è: «Esiste una App da usare?».

È assolutamente automatica l’idea di utilizzare un programma sullo smartphone, magari mentre ci si lava i denti, mentre si viaggia in metropolitana, mentre con una mano si regge la tazzina di caffè della mattina. 

Viviamo innegabilmente in una società in cui la parola chiave è: simultaneità.

Compro online e voglio il pacco il giorno dopo. Controllo le email e rispondo prima possibile. Invio un messaggio e mi aspetto che l’altro sia online, mi dia un riscontro  immediato e se non lo fa mi infastidisco.

«Adesso» è l’unico tempo che conosco. «Ora» è l’unica situazione che mi soddisfa.

Eppure, tanto intorno a noi parla di attesa: il lievitare del pane, la fermentazione del vino, il passaggio di una cometa, la gestazione.

Siamo ancora in grado di attendere? E cosa c’entra l’attesa con il metodo naturale?

Tempo d’attesa: un inciampo o un’opportunità?

L’attesa è comunemente percepita nella nostra società come un incomodo, un inciampo di cui sbarazzarsi; viene vissuta molte volte come una perdita di tempo, un momento improduttivo di cui liberarsi e facciamo di tutto, quando siamo obbligati a viverla, per distrarci o per ridurla  al minimo. Eppure, l’attesa ha un valore intrinseco, proprio.

L’etimologia ci viene in soccorso, ricordandoci che il verbo da cui deriva vuol dire «distendersi, aspirare». Questo ci suggerisce che l’attesa è un tempo che implica una tensione verso qualcosa. Verso cosa tendo nella mia relazione con l’altro?

Le coppie che usano il metodo naturale conoscono bene il tempo dell’attesa e viene offerta loro una grande possibilità: viverla come una risorsa preziosa.

Come vivere bene i ritmi della nostra fertilità

Gli “occhiali” della conoscenza di noi stessi e della nostra fertilità consentono di non aspettare insofferenti e di non vivere il ritmo che il corpo ci detta con frustrazione, ma si rivelano un’enorme ricchezza da far fruttificare. Riempire il tempo di gesti, di pensieri, di parole ci aiutano a conoscerci profondamente e a conoscere l’altro. 

L’attesa è inoltre la stagione della “semina”, in cui possiamo custodire i desideri, che sono come il chicco che ha bisogno di tempo per germogliare, a cui vanno tolte le erbacce intorno che lo soffocano e che diventa grano. Niente a che vedere con la velocità, con l’immediatezza!

L’attesa che rende più forte e vero il desiderio

Oggi, si sa, possiamo soddisfare ogni richiesta e i nostri desideri trovano la possibilità di essere esauditi immediatamente, tanto da non rendersi neppure conto di averli voluti fortemente che già mutano e perdono senso e attrattiva in un battito di ciglia. Ma è felicità autentica? Il nostro cuore è davvero appagato? 

Il desiderio è tale se gli permetto di maturare nel cuore, se lo coltivo. «Solo un cielo senza stelle», come ci insegnano i latini quando descrivono il desiderio, ci consentirà di sentirne la mancanza e di anelare profondamente con speranza.

L’attesa è il tempo della costruzione: un mattone, dopo un altro e poi un altro ancora per costruire il luogo dove il cuore è al sicuro, dove c’è spazio per l’unità profonda, per la comunione totale.

L’importanza di osservare i segni della fertilità femminile

Attraverso l’osservazione dei segni del corpo femminile capiamo l’alternarsi delle fasi, il ritmo naturale del ciclo della donna e comprendiamo che nessun giorno è uguale all’altro: lo scriviamo su un foglio con la penna, compilando la tabella del metodo sintotermico. Non è nostalgia dei tempi andati o avversione per la tecnologia (anzi!), piuttosto è un esercizio a prenderci del tempo per noi. 

Pochi minuti che servono a compilare la tabella possono essere visti come un regalo che facciamo a noi stesse e alla nostra coppia, alla nostra relazione. Ogni donna vale quel tempo e la cura che mettiamo ci predispone a pensare al rapporto con il nostro partner come qualcosa di veramente prezioso. 

Mi piace pensare alla metafora di una cena elegante; non posso improvvisare: ho bisogno di stirare la tovaglia, di scegliere i fiori, di lucidare l’argento, di creare un menù adatto. La tabella su cui segno il mio ciclo detta i tempi di preparazione all’incontro con il mio sposo e mi dà la possibilità di prepararmi al meglio, costruendo quello che più ci piace. 

Non siamo fatti per nulla di meno, siamo doni preziosi e unici, non frutti casuali ma scelti e voluti e sono il tempo e l’impegno che ci dedichiamo a conferire regalità al nostro rapporto.

Valentina Marganella, insegnante del metodo sintotermico Roetzer

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