Lavoro come ostetrica e spesso le pazienti mi confessano in maniera anche imbarazzata o comunque con un sottofondo di “senso di colpa” di avere delle perdite, di sentirsi sbagliate, di sentirsi “sporche”. 

Mi ritrovo sempre a vivere uno stato di dualità emotiva, tra il dispiaciuto e l’emozionato. 

Il dispiaciuto, perché ormai l’immagine che ci rimanda la società del corpo e delle sue funzionalità è quella di uno spazio asettico, liscio, perfetto, conforme, con delle regolarità precise e puntuali. Mai e poi mai, da un’immagine del genere, ci si possono aspettare delle fisiologiche quanto scomode “perdite”.

E poi – perdite!- che termine orribile. Perdite: una parola che paragona noi donne a un tubo rotto o a un rubinetto che sgocciola. L’immagine che ci rimanda questa parola è di qualcosa di non funzionante, da aggiustare. 

Forse è per questa ragione che la maggior parte delle donne che si rende conto di questi cambiamenti mensili, non conoscendone la vera natura e la funzionalità, li vive come qualcosa di sbagliato o addirittura patologico. Infatti spesso le “perdite” vengono associate alla paura di avere infezioni fungino-batteriche, anche se poi così non è.

Il muco cervicale: espressione dell’andamento del ciclo ormonale

La mia emozione sta nel poter raccontare a queste donne, come ostetrica, di quanto queste perdite siano importanti, del fatto che siano lo specchio e l’andamento del proprio ciclo ormonale e di quanto sia importante conoscerne l’esistenza. 

Purtroppo, siamo stati allontanati dal nostro ascolto più profondo, delegando quella che è la nostra salute ad altri. Ce ne occupiamo solo nel momento in cui un sintomo o il non raggiungimento di un obiettivo ci spinge a domandarci il perché. 

Essere consapevoli di ciò che succede al nostro corpo, dei cambiamenti mensili fisiologici, ma anche dei cambiamenti nelle varie fasi della nostra vita, ci permette di vivere calati maggiormente dentro al nostro quotidiano. Penso che il muco cervicale sia un ottimo esempio di elemento facilmente osservabile, riconoscibile dopo le spiegazioni dettagliatamente fornite, di cui si ha memoria anche nel tempo, anche se effettivamente prima non lo si notava con così tanta attenzione, ma si percepiva solamente. 

Spesso le donne riportano esempi di muco dopo averne parlato, e notano anche differenze quantitative o di tipologia in base ai momenti e ai periodi vissuti (sia nell’arco del mese, sia in momenti di maggiore o minore stress, ma sia anche a distanza di anni da una osservazione all’altra). 

Muco cervicale: non è un sintomo patologico

Al muco cervicale spesso collegano parole ricche di sentimenti ed emozioni, a volte non positive, se il tutto era vissuto in maniera sbagliata, e piano piano si rendono conto che tutto ciò che trovavano anormale, invece, le accomuna a tutte le altre donne. 

Dal muco cervicale spesso parte il mio racconto sul ciclo mestruale, su come lo influenzino gli estrogeni e su come cambi nell’arco del mese con l’avvicinarsi della fase ovulatoria, con uno scopo e una finalità precisa. 

Il racconto di questi cambiamenti e l’offrire uno strumento come il metodo sintotermico per l’osservazione di questi e per l’autoconoscenza, credo sia un dono importante, un arricchimento per ogni donna.

Ascoltare il proprio corpo per conoscersi meglio

Credo sia la possibilità di potersi ascoltare, di poter partire da un’osservazione di cambiamenti fisici tangibili, per poi andare oltre e accorgersi di come anche il nostro andamento umorale, desiderio sessuale, voglia di rapportarsi al mondo e di prendere decisioni, si modifichino in base alle fasi del ciclo mestruale che stiamo vivendo. Un po’ come una cartina tornasole, uno specchio del corpo e dell’anima. 

Ritengo che quindi l’utilizzo del metodo sintotermico sia uno strumento importante per riprendere contatto con il nostro corpo, con la nostra fisiologia, per non sentirsi più rotte o sbagliate, ma perfettamente funzionanti.

 

Eleonora, ostetrica e insegnante INER

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