Pillola dei cinque giorni dopo

Come educatori all’affettività e sessualità e come insegnanti dei metodi naturali di regolazione della fertilità non possiamo rimanere in silenzio dopo la grave decisione dell’Aifa, l’agenzia di farmacovigilanza italiana, di abolire l’obbligo di ricetta medica per le minorenni che chiedono la cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo”, un prodotto registrato come «contraccettivo di emergenza», da assumere entro 5 giorni dopo un rapporto sessuale ritenuto “a rischio” di gravidanza.

Si tratta di una grave sconfitta educativa e umana, sostenuta dalla più grande falsità di un istituto che dovrebbe vigilare sulla sicurezza dei cittadini in merito all’utilizzo dei farmaci, che sostiene addirittura, nelle parole di Nicola Magrini, direttore Aifa, che si tratti di «uno strumento etico in quanto consente di evitare i momenti critici che di solito sono a carico solo delle ragazze». Si dà quindi per scontato che le nostre quindicenni abbiano una vita sessuale talmente disinibita, da ricorrere spesso alla necessità di liberarsi di un possibile concepimento, omettendo però di spiegare loro che questo farmaco, ben lungi dal curare una malattia come un medicinale dovrebbe fare, comporta anche un effetto anti-nidatorio e quindi abortivo. 

Con questa nuova delibera abdichiamo definitivamente al ruolo di genitori e di educatori per una generazione alla quale è negato di poter affrontare con gradualità e stupore la meraviglia della corporeità e della sessualità, lasciando i nostri ragazzi in balia di se stessi e della più bassa mercificazione di quanto ci rende più umani.

Come INER (Istituto per l’Educazione alla Sessualità e alla Fertilità) non smetteremo di promuovere corsi rivolti ai giovani e agli adolescenti sia nelle parrocchie, sia nelle scuole, con l’obiettivo di offrire un primo approccio alla complessità della sessualità umana, formando le giovani generazioni a scoprire la bellezza e ricchezza che portano in sè e a valorizzarla riconoscendone la vocazione all’amore; cercando di far intuire che nell’affettività e sessualità è in gioco l’interezza della vita


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